curiosità stroriche padovane  1°

ESISTE UN'APP PER SCOPRIRE SHAKESPEARE
E IL SUO LEGAME MISTERIOSO CON PADOVA

For the great desire I had to see fair Padua, nursery ofarts,
I am arrived... and am to Padua come,
as he that leaves a shallow plash to plunge in the deep,
and with satiety seeks to quench his thirst. I
William Shakespeare

A quattrocento anni dalla sua scomparsa, celebrata il 23 aprile 2016, molti sono ancora i misteri che avvolgono il legame fra il drammaturgo inglese William Shakespeare e la città del Santo. A cercare di svelare e far conoscere, ripercorrendo luoghi e ambienti, 10 stretto legame dell'autore con la città del Santo, il Veneto, e in generale, l'Italia, "scenografie" in moltissime sue opere, ci penserà un'App, un'applicazione.

Estata progettata da un giovane padovano, Diego Loreggian, produttore cinematografico e art director, da anni specializzato nella postproduzione digitale in ambito cinematografico, effetti 3D, realtà aumentata, e annovera nella sua produzione DNA Cultura, Edizioni Europee e Makkie. L'applicazione Shakespeare in Italy, dal design innovativo, con contenuti in multilingua, accompagna un possibile visitatore fra 268 personaggi storici, dieci città italiane, alla scoperta di luoghi in cui furono ambientate Ie opere di Shakespeare, raccontandone paesaggi e cultura, e unendo a questa film e opere teatrali d'ispirazione shakespeariana, itinerari con virtual tour a tutto tondo, location in realtà aumentata. Del resto i paesaggi italiani rappresentano lo sfondo di molti tra i più importanti capolavori teatrali (ben 15 su 37), realizzati a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, del drammaturgo, dall'Otello (sullo sfondo della Venezia di fine Cinquecento) a Giulietta e Romeo (ambientata a Verona), da La bisbetica domata (ambientata a Padova) a Molto rumore per nulla con Messina.

Resta comunque l'interrogativo del perche William Shakespeare ambientasse le sue opere in Italia, su cui si sono sprecate ricerche universitarie e analisi di appassionati e studiosi, e grandi interrogativi sono stati sollevati anche da parte di prestigiosi quotidiani come l'inglese «The Times»: una teoria sosterrebbe che Shakespeare fosse un profondo conoscitore del nostro Paese, in quanta italiano e non inglese.

Intanto, nell'App, scaricabile su qualsiasi dispositivo, si possono scoprire mille curiosità, e si può gironzolare e osservare tutti i particolari della Padova de La bisbetica domata, composta prima del 1594. Ci si può ritrovare in piazza Capitaniato dove lo stretto legame tra Shakespeare e la città ricordato da un'iscrizione, in italiano e in inglese, che riporta un brano molto famoso e molto citato dell'opera. Si può passare all'università di Padova e al Porto del Portello, citati dal drammaturgo sia nella Bisbetica domata che nel Mercante di Venezia. Dopo il prologo, ad esempio, la Bisbetica domata si apre su una piazza di Padova che, come piazza Capitaniato, euna vecchia piazza d'armi della grande Reggia Carrarese, sede della signoria patavina, un luogo in cui potere e arte andavano a braccetto.

L'iscrizione che sancisce il legame fra il grande letterato e "la bella Padova" riporta alcuni brani tratti dalla scena prima del primo atto: Lucenzio, uno dei protagonisti, parla con Tranio, il suo servo, e Shakespeare tratteggia il profilo di Padova, raffigurandola come "culla delle arti': Culla per evocare un tempo passato, quello in cui la citta aveva rivestito un ruolo di prim'ordine, il secolo d'oro, il Trecento, quando Padova si era trasformata in Civitas pieta, con i suoi grandi cicli pittorici, che ne hanno fatto la città con il maggior numero di metri lineari affrescati del mondo. Un secolo in cui Giotto realizza la cappella degli Scrovegni e da avvio a una vera e propria rivoluzione culturale'artista era stato anche l'artefice, d'intesa con Pietro D'Abano -filosofo, medico e astrologo -, del grande ciclo astrologico all'interno del Palazzo della Ragione, che ospitava Ie Magistrature, e dove si riuniva, in epoca comunale, il Maggior Consiglio. Un ciclo perduto e di cui restano, all'interno del nuovo palinsesto pittorico, solo poche tracce. Si tratta di un periodo storico straordinario che, per Padova, continuo con Guariento e Ie sue magnifiche schiere angeliche nella cappella privata della famiglia Carrarese; con Giusto de' Menabuoi e il magnifico battistero del duomo, divenuto il grande mausoleo dei Carraresi.

Un omaggio, quello di Shakespeare nei confronti della città che, a partire dalla sua protagonista ne La bisbetica domata, Caterina di Padova, continuo anche nel Mercante di Venezia, con l'Ateneo patavino citato per dirimere la controversia fra Antonio e l'ebreo Shylock, e con il doge che intende avvalersi della consulenza di un «valente dottore», qual eil giurista Bellario, che insegnava all'Università di Padova. Citata anche ne La bisbetica domata, descritta come una prestigiosa sede dove si coltivano studi giuridici e filosofici, il giovane Lucenzio si era infatti trasferito da Pisa a Padova per frequentare l'università. Agli inizi del Trecento, all'Ateneo, aveva insegnato Pietro d'Abano, illustre studioso, che morl brudato per ordine della Santa Inquisizione dopo essere state processato tre volte per eresia. Fine che 10 accomuna al filosofo Giordano Bruno, che soggiorno a Londra e fu legato da una stretta amicizia a John Florio Giovanni Florio, umanista inglese -che molti studiosi ritengono un prezioso collaboratore di Shakespeare.

Da questi piccoli indizi forse si spiega per quale ragione Shakespeare conoscesse COS! a fondo l'Ateneo, sorto nel 1222. La sua definizione della citta "culla delle arti" viene altresì citata e trasposta in "culla della scienza" quando il celebre Orto Botanico universitario diviene, nel1997, patrimonio dell'unesco: «Lorto botanico di Padova e all'origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza». Sempre nella Bisbetica domata entra in scena anche il Portello: Lucenzio si lamenta con il suo domestico Tranio del fatto che l'altro servo, Biondello, non sia ancora "approdato" in barca a Padova, individuando un'altra caratteristica precisa di Padova dell'epoca, ossia il fatto che fosse una città d'acque. Nel Mercante di Venezia il riferimento al porto di Padova e al servizio di trasporto passeggeri, da e per la dtta lagunare, si fa ancora pili preciso. Nella scena quarta del terzo atto, Porzia, la protagonista femminile, fornisce al suo servo Baldassarre precise indicazioni per raggiungere Padova da Belmonte, la bella villa situata sulla Riviera del Brenta: il servo deve andare all'università dove insegna il «dottor Bellario», l'insigne giurista, prendere dei documenti e poi recarsi «al traghetto, al battello pubblico» che porta a Venezia. il porto di cui si parla non può che essere quindi quello del Portello, dove arrivavano merci e uomini da Venezia. Al Portello attraccava il famoso Burchiello, il traghetto che faceva la spola tra Ie due dtta di cui Shakespeare parla con specifica cognizione di causa.

Nel tradurre il termine italiano che indica il "traghetto", il drammaturgo conia un neologismo "tranect", termine che appare nel vocabolario italiano-inglese curato proprio da John Florio. Una coincidenza? Come la presenza, nella Biblioteca universitaria di Padova, di un rarissimo esemplare originale del First Folio del 1623, edizione curata, tra gli altri, proprio da John Florio. Si tratta della prima raccolta delle opere di Shakespeare pubblicata a Londra in formato in folio, sette anni dopo la morte del drammaturgo. La copia conservata nella Biblioteca universitaria di Padova e uno dei sei esemplari censiti in Europa continentale, esclusa quindi l'Inghilterra. ilFirst Folio fu stampato in circa 750 copie. Tutt'oggi se ne contano 233 esemplari l'annuncio del suo ritrovamento, nella biblioteca padovana, fu dato per primo da un giornalista inglese, John Mackinnon Robertson, in un articolo pubblicato nel 1895. 11 timbro della Biblioteca universitaria, presente sul libro, risale al periodo dell'Impero austriaco, cosa che fa presupporre che l'opera vi entro all'incirca negli anni Quaranta dell'Ottocento. Schedata, fu collocata con la vecchia segnatura nella SN, la Sala Nuova, un ambiente all'interno della Sala dei Giganti, allora sede della Biblioteca universitaria, dove venivano riposti i libri in arrivo dai conventi chiusi. 11 First Folio, quest'incredibile opera, e attualmente visionabile nella sua versione digitale, mentre resta ancora oggi sconosciuto il modo in cui il prezioso volume sia arrivato alIa biblioteca patavina. Un'ipotesi, suggestiva, presuppone che fosse finito nelle mani di un conoscente di Florio o del padre o anche in un istituto visitato dai due uomini nel corso di uno dei loro viaggi nella zona padovana.

 


William Shakespeare, nel ritratto eseguito nel1623 da Martin Droeshout, per l'edizionedel First Folio.
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da "...Forse non tutti sanno che a Padova..." di Silvia Giorgi - Newton Comption editori